Il sogno erotico di buona parte degli studenti è vivere un’avventura sessuale in compagnia di una professoressa sexy. Sono riuscito a fare in modo che questo desiderio diventi realtà.
La mia prima donna? È stata la mia insegnante di matematica al liceo. Lei aveva 39 anni, io ero appena 18enne. Lei era una donna navigata, era consapevole dell’effetto che provocava a noi ragazzi in classe. Ero profondamente attratto da lei e, ovviamente, non ero l’unico. La nostra storia non è mai venuta a galla. Per sua fortuna, è durata per solo un semestre, il più bello e appassionante della mia giovane vita. Anche lei stessa ha ammesso di essere molto attratta da me, ma aveva intenzione di vivere il nostro rapporto clandestino in modo discreto. Dal mio canto, invece, non avevo alcuna intenzione di metterla in difficoltà. Capivo la situazione compromettente soprattutto per lei, in qualità di mia insegnante. Volevo solo che si realizzasse un meraviglioso sogno erotico, tutto qua.
Non nascondo assolutamente che mi immaginavo insieme a lei in qualsiasi posizione possibile, mentre la scopavo in maniera selvaggia. Non appena entrata in classe, non potevo fare a meno di fantasticare con quelle sue gonne strette e quelle camiche che lasciavano vedere le tette. Quando mi ha fatto intuire che per lei era la stessa cosa, non potevo crederci. Ho colto al volo la prima occasione utile e le sono saltata addosso. Sono sempre stato un ragazzo belloccio, ma abbastanza insicuro. La prof di matematica era la donna più bella e chiacchierata della scuola. Non era molto tradizionale come le altre insegnanti, che per la maggior parte erano molto rigide e impettite, in pratica a fine carriera.
Lei era estremamente sexy, faceva davvero sognare. Aveva stupende labbra carnose, capelli lunghi e neri. Indossava un paio di occhiali, in grado di conferirle un’aria ancora più maliziosa. I suoi seni erano grandi e prorompenti, i suoi abiti sempre cortissimi. Non appena accavallava le sue gambe lunghe e affusolate, per noi maschietti era un autentico tripudio. Tutti noi maschietti, nella nostra classe, facevamo battute su come avremmo potuto castigare la bella professoressa. Se oggi sapessero che il più timido e riservato della classe ha realizzato tutte le loro fantasie, loro morirebbero dall’invidia. D’altronde, sono sempre i più taciturni a trasformare le parole in fatti concreti.
La professoressa amava interrogarmi alla lavagna. Mi chiamava anche per aiutarla a condurre le sue cose da una classe a un’altra. Mi sentivo come osservato, avevo la sensazione che puntasse i suoi occhi su di me. Inoltre, avendo compreso la mia grave carenza nella sua materia e il rischio di essere rimandato, si propose di farmi alcune lezioni private. Non ho perso un attimo e ho colto subito la sua proposta, anche se, devo ammetterlo, non ero assolutamente interessato alle sue ripetizioni. Ero totalmente ipnotizzato dal suo seno e dalla sua chioma folta e lucente. La mia insegnante offriva ai miei occhi una scollatura molto profonda, unita a un vestito aderente e succinto. Era davvero una donna molto generosa.
Mi ero reso conto di quanto lei non fosse veramente interessata alle lezioni. Le piaceva molto stuzzicare e dominare sessualmente un suo alunno. Non a caso, qualche giorno dopo, l’ho vista con un abitino nero in pelle quasi sbottonato davanti. Non aveva alcun timore a mostrare con orgoglio le sue tette prorompenti e il suo sedere provocante. Il vestitino era appena sufficiente a coprirle la parte superiore delle natiche. Aveva in mano un bastone che utilizzava ogni qual volta io commettessi un errore. Usava la sua voce sexy per punirmi e non faceva altro che eccitarmi di brutto. Quindi, la mia prof si chinava per raccogliere una penna dal pavimento. In quel momento, mi rendevo conto che sotto il vestitino non avesse neanche le mutande.
Lo faceva apposta. Trovava la posizione giusta affinché potessi ammirare il suo buco del culo e la sua vagina. Dovevo solo prenderla e possederla, esattamente come entrambi desideravamo. Il mio pene diventava duro come il marmo ogni volta che lei stesse al mio fianco. Un bel giorno, decisi di afferrarla e baciarla dappertutto. Le tolsi il vestitino e iniziai a massaggiarle le tette enormi. Lei prese in mano il mio pene, che ormai non riusciva più stare all’interno dei pantaloni. Me lo tirò tutto fuori. Si chinò su di me, mi sbucciò la cappella e iniziò a leccarmelo senza sosta. In quell’attimo, desideravo solo sbattere il mio pene dentro la sua vagina e il suo sedere. L’afferrai per i fianchi e decisi di sbatterla al muro, alzandole una gamba. Quindi, le infilai il dito umido nella vagina, iniziando a penetrarla con tutta la forza possibile. Avevo iniziato con movimenti piuttosto lenti, per poi proseguire con decisione e veemenza.
Avevo tutta l’intenzione di farla impazzire. Lei urlava di puro piacere, desideravo che arrivasse fino al totale godimento. Volevo essere un’esperienza indimenticabile per lei. Era una donna davvero eccitata e urlava godendo come una pazza. Mi urlò di continuare, altrimenti mi avrebbe rimandato in matematica. Inoltre, ansimava con la bocca aperta ed era tutta sudata. Per me, il suo piacere era un traguardo fondamentale. Dovevo farla sentire desiderata, immergerla nella estasi senza fine. Alla fine urlò e mi intimò di venirle sulle tette, desiderando il mio sperma. La nostra storia è andata avanti per alcuni mesi. Dopo un po’, ci siamo resi conto entrambi che non sarebbe stato il caso di continuare, dato che lei era una donna sposata. Inoltre, mi disse che non avrei dovuto farne parola con nessun altro, altrimenti mi avrebbe bocciato. Restano impressi nella mia mente quegli attimi di passione assoluta.
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